una «enorme quantità di sostanze nocive» sarebbero state «abusivamente immesse nelle acque e in atmosfera»
Ancora inquinamento ambientale in Sicilia, dopo l'operazione di questa mattina a Calatabiano che ha portato alla luce lo scempio del fiume Alcanta e della bella spiagga di San Marco sul litorale a nord di Catania, un nuovo scandalo a danno della natura viene a galla un poì più a sud. Gli agenti del Nictas (Nucleo ambientale) della Procura di Siracusa e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Siracusa hanno sequestrato l’impianto biologico consortile gestito da Ias (Industria acque siracusane) a Priolo Gargallo, nel Siracusano, le quote e l’intero patrimonio aziendale della società che gestisce l’impianto destinato alla depurazione dei reflui dell’area industriale siracusana e dei Comuni di Melilli e Priolo Gargallo.
Eseguita la misura cautelare della sospensione per un anno "dall’esercizio di qualsiasi mansione all’interno delle società coinvolte nell’indagine, nonché presso imprese concorrenti o comunque operanti nel medesimo settore produttivo» dei vertici dell’Ias e delle società cosidette grandi utenti (Versalis, Sonatrach Raffineria Italiana, Esso Italiana, Sasol Italy, Isab, Priolo Servizi) che nel depuratore immettono i loro reflui industriali.
L'accusa per tutti è di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino, tuttora in corso e altre fattispecie di reato connesse all’illegittimità dei titoli autorizzatori.
Secondo la Procura di Siracusa una «enorme quantità di sostanze nocive» sarebbero state «abusivamente immesse in mare e in atmosfera». Il disastro ambientale aggravato si configura per "la tossicità e nocività per la salute dell’ambiente e degli uomini, dalla durata dell’abusiva emissione e dal numero di persone potenzialmente interessate dalla loro diffusione». L'ordinanza del gip del Tribunale di Siracusa ha riconosciuto la "totale inadeguatezza dell’impianto sequestrato allo smaltimento dei reflui industriali immessi dalle società coinvolte, tanto da stabilire che il depuratore dovrà continuare ad operare solo con riferimento ai reflui c.d. domestici, senza più poter consentire l'immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale. Il provvedimento si è reso indispensabile per impedire che il depuratore continuasse ad operare sulla base degli attuali titoli autorizzatori, che sono stati ritenuti non conformi a legge, non più efficaci da oltre un decennio e comunque solo parzialmente rispettati». Secondo la Procura la gestione Ias avrebbe prodotto negli anni l'immissione «non consentita in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive (fra cui alcune sostanze cancerogene come il benzene) e di oltre 2500 tonnellate di idrocarburi in mare negli anni fra il 2016 ed il 2020». La gestione dell’impianto è stata affidata ad un amministratore giudiziario. I reflui provenienti da Melilli e Priolo Gargallo continueranno ad essere immessi e depurati dall’impianto in sequestro. (ANSA).
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